giovedì 23 luglio 2009

Iron Man 2


Qui risulta che l'uscita sia prevista per l'anno prossimo.
La prospettiva mi fa ben sperare, assieme ai nomi che vedo.
Il primo film mi ha lasciato un'impressione positiva, con una trama ben curata, non eccessivamente complicata, ma d'effetto. Personaggi ben delineati e ben utilizzati.
Dopo il fiasco di X-Men 3, fu Iron Man a farmi pensare che, pian piano, la Marvel stava prendendo le misure giuste per i suoi film, cosa che, tra l'altro, è stata confermata con lo Hulk interpretato da Norton.
C'è da sperare che mantengano le promesse e non ci deludano.

domenica 19 luglio 2009

Eroi d'infanzia.

Per il potere di Greyskull!

Più o meno tutti i bambini della mia generazione sono cresciuti con svariati cartoni animati oggi passati alla storia. Era l'epoca dei robot giganti come Voltron, Mazinga Z, Daitarn III e, ovviamente, dei Transformers, quasi tutti legati ad almeno una linea di giocattoli.
La Mattel in questo era specializzata: le serie animate venivano prodotte in parallelo alle linee di giocattoli e spesso in funzione di essi.
Chi non ricorda He-Man?
Non poco influenzato, nella figura dell'eroe guerriero, da Conan il Barbaro, anche se dotato di poteri che lo avvicinano di più a Superman, He-Man ha i suoi natali televisivi nel 1982, con una serie animata, prodotta dalla Filmation, il cui scopo era reclamizzare la linea di giocattoli prodotta dalla Mattel. Fu un successo straordinario, che andò avanti fino alla fine degli anni '80, dando vita allo spin off She-Ra, controparte femminile di He-Man, dall'esito però fallimentare, in quanto tentava di vendere lo stesso prodotto di base a un target non adatto: quello femminile.
Io con He-Man ci sono cresciuto, è stato l'idolo della mia infanzia. Era divertente creare storie sempre nuove con i pupazzetti, nascondere Adam da qualche parte quando si gridava "Per il potere di Greyskull! A me il potere!" e si tirava fuori quello di He-Man (del resto era una questione di coerenza: sono la stessa persona, non possono comparire assieme nello stesso momento!). Sì, già all'epoca si poteva capire il lavoro che avrei fatto da grande (sebbene, all'età di quattro anni, giuravo che sarei stato, ovviamente, un astronauta! O un inventore, a seconda della giornata).
Insomma, He-Man fu un successone, che si tentò di tenere vivo anche negli anni '90, con trovate di scarso valore, che portarono il personaggio a essere dimenticato per quasi dieci anni, fino al 2002, quando venne prodotta una nuova serie animata, in cui i personaggi classici venivano rivisitati e ammodernati, ma non snaturati, come invece era stato fatto nel decennio precedente.
Lo scopo, per la Mattel, ed è stata, alla fine, la rovina della serie, era sempre quello di far vendere la linea di giocattoli, che però non ebbe il successo sperato e, nonostante la serie fosse molto apprezzata dai fan di vecchia data, venne sospesa circa a metà della seconda stagione, uccidendo un eccellente prodotto.

Dico eccellente perché questa nuova serie, nonostante certe ingenuità narrative e nonostante fosse talvolta palesemente un mero veicolo pubblicitario, alla fine aveva il merito di riprendere i personaggi degli anni '80 e dar loro nuovo spessore, assieme a storia personale e coerenza.
Per esempio: chi non si è mai chiesto perché nessuno si accorgesse mai che He-Man e Adam avevano esattamente la stessa corporatura, la stessa faccia e lo stesso taglio di capelli? Alla fine le differenze fra He-Man e il principe di Eternia erano la tonalità della pelle (He-Man andava più spesso in spiaggia ed era più abbronzato) e la quantità di vestiti indossati (Adam, più timido, non amava esibire il suo fisico da culturista).
Io me lo chiedevo sempre.

Nella serie del 2002, Adam è un ragazzino di sedici anni, abbastanza prestante, ma tutto sommato poco credibile come eroe. Soltanto quando si trasforma e diventa He-Man ha il corpo di un adulto (e pure qualche decina di chili di muscoli in più rispetto al classico He-Man). Certo, rimane sempre un'ingenuità che nessuno mai si faccia venire il dubbio che ci sia sotto qualcosa di strano, ma almeno abbiamo una giustificazione logica sotto: ok, Adam non è mai presente quando c'è He-Man, ma almeno non sono ciascuno la fotocopia dell'altro!
Ma questi sono dettagli.
La cosa più straordinaria della serie era il livello di approfondimento della storia: scopriamo che Randor non è sempre stato re di Eternia e che in passato ha combattuto contro Keldor per impedirgli di acquisire il potere e che è a causa sua se Keldor è adesso conosciuto come Skeletor. Non è un background di poco conto, anche perché influenzerà più di un episodio successivo.
E non finisce qui: Eternia ottiene finalmente il privilegio di una geografia ben precisa, di popolazioni differenti e, fra le citazioni e le strizzatine d'occhio alla vecchia serie, c'è il posto per una sottotrama ben più approfondita.
La maggior parte degli episodi è strutturata in maniera classica: un one-shot in cui Skeletor formula un piano per attaccare il Castello di Greyskull, ma che, come tutti i suoi piani, verrà sventato grazie alle qualità dei difensori di Eternia (una cosa ripresa dalla vecchia serie: la lezione educativa all'interno della trama, che non è una cosa da disprezzare; gli eroi possono essere imitati in negativo, come sostengono le spesso troppo invadenti associazioni dei genitori e a cui troppo spesso si dà credito, ma questo allora vale anche per il positivo, no?).
In più, di tanto in tanto, ecco saltare fuori la trama coi controcazzi: Eternia è un mondo popolato da antichi nemici, con una storia di epiche battaglie. E noi scopriamo che esistono gli uomini serpente di King Hiss (già presenti nella serie originale, ma privi del carattere autonomo e malevolo datogli in quella più recente). Evil-Lyn trama per soppiantare Skeletor. Incombe la minaccia del ritorno di Hordak, antico maestro di Skeletor, di cui originalmente era una mera controparte per le avventure di She-Ra e, tutto sommato, un personaggio abbastanza insignificante, ammantato in questa serie di una ben maggiore aura di potere e malvagità: un cattivo di tutto rispetto.

Insomma, poco più di un anno di vita e questa serie televisiva è stata interrotta perché l'obbiettivo vendite dei giocattoli non era stato raggiunto. Un vero peccato, perché, libera dalle necessità di Merchandising e mirata più esplicitamente ai fan, questa serie animata avrebbe potuto dare grandi soddisfazioni, mentre siamo costretti a un vero e proprio coitus interruptus che chiude la narrazione proprio quando Hordak sta per fare la sua entrata in scena.
Un grandissimo peccato.


La serie 2002 con i personaggi rivisitati.

Trovate la nuova serie di He-Man completa su YouTube, basta cercare "He Man" seguito sa numero stagione e numero apisodio. Per esempio: "He Man S1E1".
Ogni episodio è stato suddiviso in tre parti, credo per mantenere una buona qualità video.

Che dire... Until the next time!

domenica 5 luglio 2009

Transformers 2 - Quando la trama va per i fatti suoi


Come si evince dall'immagine, parleremo di Transformers 2. Manco a farlo apposta abbiamo appena parlato di sintesi, cercando di apprendere dalle stupende tavole di Mike Mignola.
Questa volta mi piacerebbe cercare di parlare di nuovo della sintesi (tra le altre cose), partendo però non da un esempio positivo, bensì da uno negativo: Transformers 2, appunto.
In breve, la trama ha due filoni principali: da un lato i cattivi (Decepticon) vogliono distruggere l'umanità, mentre i buoni (Autobot) la proteggono. Dall'altro c'è la situazione sentimentale fra Sam e Michela.
Nulla di eccessivamente complesso né originale, ma io sono del parere che, gestita bene, anche la più classica delle trame è avvincente.
Non è questo il nostro caso.
Tanto per cominciare, essendo questa la trama, tre ore (suppergiù) di film fanno sentire puzza di bruciato.
Infatti, uscendo dal cinema, viene da chiedersi se fossero proprio tutte necessarie; non sarebbe stato il caso di togliere qualcosa, magari?
Di sintetizzare meglio?

Transformers è piagato da tutta una serie di divagazioni che rallentano eccessivamente la storia, senza portarci di un passo più vicini alla soluzione, né un passo più lontani. Intere scene sprecate su personaggi secondari, addirittura poco o per nulla interessanti, con il solo intento di cercare la risata.
Male: si sacrifica l'efficacia della trama per il "bene" di personaggi inutili, di cui tra l'altro il film è pieno zeppo. Qui, purtroppo, ci sarebbe da fare un discorso a parte: l'unico personaggio a modificare l'andamento della trama è, alla fine, solo Sam, il protagonista. Non abbiamo né degni antagonisti (capaci solo di limitarsi alle trite e ritrite frasi minacciose), né degni comprimari. Fa tutto il divo Shia LaBoeuf.
Tanti -troppi- dei Transformers che vediamo si limitano a essere lì, puramente perché la Hasbro (non a caso nei titoli di testa compare "in collaboration with Hasbro") produce la serie di giocattoli. Siamo d'accordo: il merchandising è l'anima del guadagno sui film, ma cerchiamo di non rendere le cose così smaccatamente ovvie, per favore.
Numerosissimi sono i personaggi di cui si perdono semplicemente le tracce: accompagnano -senza fare nulla- il protagonista e poi, semplicemente, nel finale vengono dimenticati.
Sono errori che uno si aspetta di ravvisare nel lavoro di un principiante al suo primo soggetto.

Abbiamo anche un personaggio che è un deus ex machina, peraltro inutile: il compagno di stanza che, guarda caso, conosce l'unica persona sul pianeta in grado di tradurre il linguaggio dei Transformers e può portare Sam e Michela da lui. Un chiaro esempio di deus ex machina: un problema risolto con un intervento ad hoc dall'alto. Ho detto che si tratta di un deus ex machina inutile perché, questo traduttore che ci deve essere presentato è John Turturro, che già Sam aveva incontrato nel precedente film: non c'era bisogno di un nuovo personaggio per farlo entrare in gioco, perché Sam lo conosce già.
Assolto, nemmeno a metà film, il suo compito di deus ex machina, questo personaggio rimane quindi in scena senza più agire, limitandosi a urlare di terrore.
Viene giustamente da chiedersi perché si sia sprecato tempo narrativo su questi personaggi. Quando un personaggio finisce di essere utile alla trama deve uscire dalla storia. Non è ammissibile che rimanga presente senza fare nulla: il tempo dedicato a lui toglie spazio alle cose interessanti.

Purtroppo la carenza di sintesi non è l'unico problema del film: abbiamo passaggi privi di qualunque logica, passaggi narrativi troppo forzati, che annullano la suspension of disbelief, le soluzioni ai nodi di trama sono semplicistiche e mal gestite, al punto da chiedersi: "Se è sempre stato possibile fare così, perché non farlo subito?"

Alla fine il film si riduce a essere una sequenza di scene d'azione confuse, difficili da seguire e tenute assieme con il nastro adesivo, intervallate a lunghissime e inutili scene comico-demenziali piene di parolacce e varie volgarità gratuite che possono divertire solo il pubblico più ingenuo.

Transformers 2 è quello che un professionista non dovrebbe mai fare: è un esempio eclatante di mancanza di rispetto e considerazione verso il pubblico. Con questo non voglio fare discorsi roboanti né idealisti, ma, più semplicemente, dire che la fonte di guadagno di uno sceneggiatore è il pubblico (anche indirettamente, attraverso i compensi delle case editrici) ed è stupido trattare male chi ti permette di avere introiti. Ovviamente questo è un discorso applicabile non solo al mio campo, quello degli sceneggiatori, ma a qualunque altro ruolo legato alla creatività.

Bene, con questo chiudo, per oggi.
Hasta luego!

sabato 4 luglio 2009

Sintesi e modem capricciosi


Nella vita capitano cose strane. Come, per esempio, che, chiedendo il rimborso per un modem difettoso, ci si senta dire che non sarà possibile riavere indietro il denaro, ma si potrà invece ricevere qualunque altro prodotto in vendita fino a coprire il costo del pezzo restituito.
E se il negozio in questione, oltre al reparto informatica, ha anche un reparto fumetti, magari decidi di colmare una tua grave lacuna fumettistica e farti una scorpacciata da 80 euro di Hellboy.
I vantaggi? In primo luogo un fumetto non entra in conflitto con nulla di nulla, non ha una scheda madre con cui non andare d'accordo, non ha cavi, non causa la caduta di santi e contro-santi nel tentativo di farlo funzionare: fa da sé. La cosa più grave che ti possa succedere è dimenticarti di cenare perché sei catturato dalla lettura e, con i lavori di Mignola, questo è un rischio da tenere decisamente presente.

Ovviamente non sto parlando dei fatti miei a caso, ma per introdurre un argomento ben preciso.
La sintesi.
Che cosa c'entra ora la sintesi con tutto quello che si è detto finora?
Abbiate pazienza, ci arriviamo.
Ebbene, la sintesi (come mi ha insegnato Sergio Badino quando, a cavallo fra il 2004 e il 2005 seguii il suo master in soggetto e sceneggiatura, che ha rappresentato, per me, l'inizio del cammino) è un concetto che a uno sceneggiatore deve entrare bene in testa sin da subito: non ci è concesso sprecare spazio inutilmente e, a volte, anche una vignetta può essere di troppo.
Quando, per raccontare una storia, hai a disposizione quattro tavole, ovviamente non puoi perderti in troppi rigiri. Devi dire tutto quello che c'è da sapere, facendo sì che, per giunta, si tratti di cose comprensibili senza sforzo da parte del lettore (non sta a lui colmare le lacune delle nostre storie, ma a noi: quando, come lettore/spettatore mi trovo a dover fare ipotesi sul "come", perché la storia non mi ha fornito nessun elemento, allora c'è qualcosa che non va nella storia).

Regola n°1: niente Divine Commedie.
Regola n°1 bis: niente voli pindarici.

Ed è qui che serve la sintesi, cioè il saper individuare i "nodi" della nostra storia e focalizzarsi su quelli.
Ed è qui che, finalmente, arriviamo al Maestro Mignola.
La storia "Il Cadavere" (contenuta nell'albo n°3, "Hellboy - la Bara Incatenata e Altre Storie" edito in Italia dalla Magic Press), oltre ad avere uno straordinario sapore di fiaba celtica, è uno sfoggio di stupefacente abilità sintetica. Leggendo l'introduzione di Mignola stesso all'episodio, infatti, veniamo a sapere che la storia fu originariamente pensata per una pubblicazione di due tavole per numero.
La sfida, vinta, è stata quella di far quadrare la storia a botte di due tavole alla volta. In ogni coppia di tavole, dice Mignola, doveva succedere qualcosa di interessante. Alla fine, la storia è composta di tanti "mini episodi" in cui Hellboy ogni volta avanza di un passo verso la soluzione della vicenda. Una serie di minuscoli archi narrativi, completi, nel loro piccolo, di incipit, corpus e desinit, cioè inizio, parte centrale e finale.
Nello spazio di due tavole, accade sempre un fatto completo, mai interrotto a metà (salvo per ottenere i "cliffhanger" tra un episodio e l'altro che, con il montaggio unitario della storia diventano eccellenti esempi di "voltapagina") o incompleto. Non ci sono mai salti incomprensibili nella logicità del racconto.
Si può solo che imparare da lavori del genere, soprattutto se, come me, si è alle prime armi e ci si confronta per le prime volte con le difficoltà connesse alla professione.
Questo è, d'altronde, uno dei lati piacevoli: anche mentre leggiamo Hellboy, stiamo lavorando, anzi, stiamo studiando. Francamente, al liceo, avrei pagato per poter studiare Hellboy tutto il giorno.
Saluti a tutti!
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