martedì 15 novembre 2011

Conan the Barbarian - Momoa vs Schwarzenegger, the final act

Dopo aver a lungo parlato delle premesse, sono finalmente pronto a discutere del film. Spoiler alert, siete avvertiti. Non dirò nulla o quasi che non sia già stato detto, ma ciononostante lo dirò lo stesso.

Il giudizio complessivo è, in una parola: pessimo.
Il film partiva da due importanti premesse: 1) fedeltà al personaggio, così come era stato pensato da Howard; 2) distacco dal film di Milius dell'82. Entrambe puntualmente disattese.
E' stato detto che il Conan di Nispel abbia effettivamente un lato crapulone che più s'avvicina al personaggio originale. Vero? No, o comunque non più di quanto già non fosse per il barbaro di Schwarzenegger. Ci sono un paio di scene che suggerirebbero un amante dei piaceri più grezzi della vita, come il vino e le donne, ma d'altronde altrettanto accadeva nel film del 1982, né più, né meno.
Da questo punto di vista, la pellicola di Nispel è parecchio altalenante: ha il pregio di presentarci un Conan lontano dallo stereotipo che affliggeva il personaggio di Arnie, cioè quello del barbaro forte, ma stupido. Più affine al barbaro di Howard, questo Conan sa usare l'astuzia per ottenere quello che vuole.
D'altro canto, diversamente dal personaggio howardiano, non possiede quell'innata forza bruta e rapidità animale che lo rendono superiore agli avversari. Si fa un gran parlare di destino, in questo film, quando questo era quanto di più lontano dall'idea del forgiare da solo la propria vita presente nelle opere di Rober E. Howard.
Qua e là si fa riferimento a episodi apparsi sulle pagine di Howard, ma si tratta di meri riferimenti, spesso inesatti. In sostanza, questo film crea molto e nulla di quel che crea è in linea con il mondo hyboriano originale. Completamente fuori da ogni grazia di Dio (o di Crom) la caratterizzazione dei barbari Cimmeri come una sorta di mistici guardiani del mondo.

L'altra grande promessa era stata quella di distaccarsi dal film di Milius. Ma com'è possibile quando quasi tutta la parte iniziale è calcata in copia carbone, comprese determinate inquadrature della battaglia al villaggio (inesistente nei racconti originali e inconsistente con il Conan che si allontana dalla Cimmeria per pura e semplice brama di scoprire che cosa c'è al di là dei grigi monti che ne costituiscono i confini)? C'è persino il mistero dell'acciaio, altra creazione "miliusiana".

Altra nota dolente sono le scene d'azione. Non lasciano mai il segno, tranne quando sono particolarmente noiose e/o insulse. Nessuna rispecchia particolarmente il realismo che permeava le opere originali e sarebbe stato sbagliato aspettarselo, ma forse avere scene del tutto idiote come quella che potete vedere qui sotto è pure peggio.

Se cercherete la definizione di ridicolo sul vocabolario, probabilmente troverete "bambino di dieci anni che fa la mossa di Hulk Hogan a un guerriero adulto e lo uccide."

Scena banale, ma anche avulsa totalmente dal contesto, dato che quei quattro guerrieri non fanno in alcun modo parte della trama: sono soltanto quattro pirla in mutande che si aggirano in boschi innevati a spaventare marmocchi. Chiamate la buon costume, altro che Conan.
Sì, il conoscitore di Howard può ipotizzare che siano guerrieri Pitti, facenti parte di una popolazione barbarica assai più arretrata dei Cimmeri, con cui Conan si scontra in più di un'occasione. Ma è un'ipotesi riservata soltanto ai conoscitori. Non ci viene mai confermata in alcun modo nel film. Allo stesso modo, i conoscitori notano che è una grave inconsistenza geografica, dal momento che le due popolazioni non vivono a stretto contatto. Ma che ne è della consistenza interna? Persino un profano può rendersi conto di quanto sia idiota l'idea di un quartetto di gonzi che s'aggirano seminudi nella neve. Qual'è il loro scopo? Perché si trovano lì? Almeno vestitevi, cazzo!

La trama è piuttosto classica, lineare e banale, il che non è sempre sinonimo di "brutta", né vuol necessariamente dire che non funzioni o non possa funzionare: il cattivo di turno vuole impossessarsi della Maschera Ti Fine Ti MonTo e per farlo distrugge il villaggio di Conan, uccidendone il padre. Conan coverà vendetta fintanto che non riuscirà a ottenerla.
E' stupefacente notare come si riesca a sprecare emozionalmente una trama così semplice, senza riuscire a sfruttarne i vantaggi di immediatezza nel coinvolgimento (il conflitto è semplice, ma significativo: hai più spazio per gettarti a capofitto nell'azione). Ma questo è un problema generale di Marcus Nispel, regista assai scialbo, incapace di trasmettere nemmeno la più pallida ombra di emozione nelle sue fredde inquadrature. Fosse almeno un altro Michael Bay, con emozioni zero, ma tecnica perfetta, invece niente da fare: emozioni zero, tecnica zero. Il montaggio ci fa passare da una scogliera spoglia a una foresta senza alcun filo logico e persino la sequenza di una nave da battaglia che sfonda le mura (sic) di una città fortificata risulta banale fino all'indifferenza. E quando resti indifferente di fronte a una nave che si schianta contro una città, il problema è piuttosto elefantiaco.

Nelle sue avventure, Conan incontra una serie di alleati, a partire dal fedele amicone di colore, presente giusto per inserire una minoranza etnica nella pellicola. Ma fermiamoci un momento a riflettere su questo piccolo particolare: l'amicone è il grosso, forzuto e fedele braccio destro di Conan. Ancora un po'di questa caratterizzazione e avebbe BarlaDo Gon voGe GuDDurale, Ghiamando Gonan "buana". Per avere uno stereotipo così insulso, meglio lasciarla fuori la minoranza etnica, che non s'offende. Perché dico che il personaggio è inserito unicamente per questo motivo legale? Beh, è piuttosto ovvio che sia l'amico che muore, quello che, per proteggere l'amata di Conan, si fa maciullare dal cattivo. Lo sai sin dal primo momento in cui compare in camera: questo è l'amico che si sacrifica.
Eh no. Il poveretto fa una fine molto peggiore: viene dimenticato. A un certo punto, Conan affida l'amata alla protezione del suo amico e della ciurma di pirati al suo comando, ma lei s'allontana per una notte d'amore in compagnia dei turgidi muscoli del barbaro e, sulla strada del ritorno viene rapita. L'amicone e i suoi pirati non li rivedremo mai più per tutta la pellicola e nessuno si chiede che fine facciano.

C'è poi l'amata di Conan, quella che deve essere squartata (in realtà le fanno un piccolo taglietto) per far funzionare la Maschera Ti Fine Ti MonTo. Che dire della complessità di questo personaggio, incapace di allacciarsi un sandalo senza che debba intervenire un eroe a salvarla, che viene obbligata contro la propria volontà a seguire il Cimmero, dunque lo detesta, ma, a furia di venir salvata da lui, non resiste più e gliela dà? Ok, a sua difesa possiamo dire che le relazioni di Conan sono tutte basate su questo tipo di rapporto. Ma almeno, nel film di Milius, Valeria gliela dava dopo che lui le aveva regalato un rubino grande quanto una mano (ok, in questo caso è il minimo, quantomeno un gesto cortese da farsi quando ti regalano la pietra più preziosa del mondo).

Ma il migliore di tutti è il ladro che Conan fa prima arrestare e poi salva dalla tortura. Il ladro gli promette aiuto e, al momento opportuno, glie lo fornisce, permettendogli di entrare nella fortezza del cattivo, scassinandone le serrature (ennesima inconsistenza con il Conan di Howard, ladro abilissimo lui stesso, ancora più significativa dato che avventure ladresche come "La Torre dell'Elefante" vengono apertamente menzionate nel film). Il ladruncolo (che chiameremo Portachiavi) mastrussa le serrature e apre porte della fortezza, dove è tenuta prigioniera l'Amata, ma l'Amata non è più lì, è stata portata altrove: tutta la parte della fortezza diventa perciò un'inutile perdita di tempo e da lì in poi, anche Portachiavi scompare come l'Amico.

Khalar Zym, il cattivo, e Marique, sua figlia, sono gli unici due personaggi ad avere un qualche apprezzabile conflitto emotivo e a muoversi per qualcosa di più di un banale "devo far così perché sì" (persino la sete di vendetta di Conan viene appiattita e spinta in secondo piano). Il primo è spinto dal desiderio di dominare il mondo e da un sincero amore per la defunta moglie che vuole resuscitare grazie alla Maschera. La seconda, desiderosa di impressionare il padre, non senza qualcosa più che un accenno a un forte complesso di Elettra, è secondo me il personaggio più riuscito dell'intera pellicola e, da un lato, anche quello più umano.

Effetti speciali pressoché insesistenti, scenografie e costumi pietosi e sono riusciti a rendere noiosa pure la lotta contro il mostro coi tentacoli.
Un gran peccato e un'occasione sprecata, in parte dovuta al voler produrre un film del genere con un budget all'osso, ma spendendo una fracca di soldi per un inutilissimo 3D. In parte dovuta a una sceneggiatura che a cestinarla si faceva un favore al mondo e un dispetto al cestino. In parte dovuta al regista, francamente un imbarazzo per la stirpe dei registi.
Non sono nemmeno d'accordo con chi dice che "almeno Momoa ha fatto un buon lavoro": no, è sempre stato un attore pippa e attore pippa rimane e il suo "I live, I love, I slay. And I'm content." è uno dei close-up più imbarazzanti che si siano mai visti al cinema.

Non avrei mai creduto di dirlo, ma l'unica scena a mala pena passabile è quella dei guerrieri di sabbia.
Da dimenticare.

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