mercoledì 21 agosto 2013

Sete di Sangue



Beviamo il loro sangue. E' la nostra droga, il nostro cibo e loro sono nello stesso tempo vittime e dei. Che cos'è un dio, se non l'entità da cui traiamo la forza vitale?
Una forza vitale sottratta contro la loro volontà, pagata a prezzo del loro odio. Gli dei sono capricciosi e cattivi per loro stessa natura e non donano volontariamente la vita alle creature inferiori. A noi, che siamo pertanto costretti a rubare in segretezza ogni singola goccia.
 Senza di loro, moriremmo. Avvizziremmo e strisceremmo per terra, come assetati vagabondi in un deserto. Senza il loro sangue vitale, non avremmo la forza di volare, potremmo solo arrancare malamente su queste membra fragili e malferme di cui la natura ci ha dotato.

E' per questo che ora io sono qui, sentendomi minuscolo in confronto a un dio che è titanico nella sua superiorità. Mentre il mio corpo maldestro comincia a tremare, mi rendo conto che solo in parte è dovuto al terrore folle che sto provando: è un dio, è onnipotente. Se lo volesse, potrebbe annientarmi senza un pensiero, senza un rimorso.
L'altra parte del mio tremito, la parte peggiore, è causata dalla percezione del suo sangue. Lo posso sentire anche da qui, da questa distanza enorme, mentre pulsa nelle sue vene immense, un battito assordante di mille tuoni, quieto e costante. Lo percepisco come un tossicodipendente in astinenza. Ogni mio senso è sopraffatto: esiste solo il sangue, il cibo. Il mio cibo.
Blasfemia.
Una parola sottovalutata e derisa solo da coloro i cui dei sono innocui concetti filosofici. Quando il tuo dio ha le dimensioni di un continente ed è fatto di carne e ossa, allora l'idea di commettere un atto di violenza contro di lui assume implicazioni del tutto differenti.
Se potessi, fuggirei lontano, ma sono un pazzo drogato. Se fossi sano di mente lo farei. Ma non posso, ora, nemmeno lo volessi. Il mio bisogno è grande e il suo sangue caldo è così invitante, una promessa di piaceri seducenti, di vita prolungata...
Mi avvicino.

Mettere piede sul corpo di un dio è un'esperienza strana e sconvolgente quanto la scoperta di un mondo nuovo e io posso sentire ogni suo movimento, come lo spostarsi di montagne immense. Il calore che emana da Lui, così da vicino, è enorme, mi investe in ondate quasi insopportabili. Ma sento il sangue, vicinissimo, a poca distanza da me. Sotto di me, scorre in decine di migliaia di fiumi in piena.
Ne sento l'odore, intossicante come un incenso. Ne sento il rumore, quel rimbombo cupo e regolare che mi avvolge e mi fa tremare, ricordandomi la nullità che sono al suo confronto.
Folle di terrore e desiderio, inizio la mia opera.
Si potrebbe pensare che spaccare la pelle di un dio sia difficile o addirittura impossibile.
Invece è facile, mi viene naturale.
Ecco, sento il tocco del sangue nel mio palato, rovente come un liquore, scende nella mia gola, mentre lo assorbo in grandi sorsi. Ne sento il sapore: è la cosa più dolce dell'universo. Ne bevo fino a saziarmi, sempre più euforico.
Il sapore.
Dolce, delizioso.
Bevo freneticamente. Ormai ho passato il bisogno. Bevo perché lo voglio.
Bevo perché mi piace.
Sto gustando il sangue di un dio.


SPLAT!
T'HO BECCATA, ZANZARA STRAFOTTUTA!
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