venerdì 18 ottobre 2013

Cut the Bullshit

Nel giro dei pare e dei forse, salta fuori questa notizia.
Buone notizie per Ron Perlman, a mio avviso uno degli attori più dotati del momento.
Ma la parte interessante è quella delle lettere tra Waits e Lynch, di cui qui riporto una traduzione (l'originale lo trovate nel link segnalato).

Caro David,
Mi chiamo Tom Waits. Spero che, in qualche modo, tu abbia sentito parlare di me, eh, eh. Sì, ehm, lo so, lo so. Mi sa che ricevi lettere così ogni giorno, ma permettimi di essere chiaro: non voglio brontolare, strisciare, ghiaia e polli e una vecchia '45 mentre un piatto fuori dalla finestra si riempe di pioggia. Stanno provando a fare un film di corvi neri stagliati contro un cielo basso di Novembre. Di certo mi farebbe piacere, davvero, se tu mettessi mano al timone e provassi a tirar fuori dalle rocce questa nave traballante che è il progetto, prima che gli spaventapasseri attacchino con i loro temperini e tatuaggi di clown piangenti. Ti pagherò cinque galloni di petrolio e un regalo di San Valentino inchiodato alla testa dell'ultimo avvocato che hai amato.
Tuo, in una veste da incubo,
T. Waits


Un delirio abbastanza confuso a cui David Lynch risponde con concisa efficacia:

Caro Tom,
Taglia le stronzate e dimmi quanto verrò pagato.
Cari saluti.
David

 Che è una risposta da imparare a memoria e mandarla ogni volta che ci verrà propinata una delle molte varianti di "Lo faresti gratis"?

giovedì 10 ottobre 2013

Finché Morte non ci Separi, per Due Interi Minuti

Prima di cominciare: SPOILER ALERT su The Avengers e Sons of Anarchy.
Che poi non voglio sentire piagnistei e comari che si strappano i capelli.

In una storia, se un personaggio muore, deve restare morto, a meno che non ci sia una valida ragione e, anche in quel caso, nove su dieci è una trovata del cavolo.
Sì, sto guardando proprio te, Phil Coulson, agente dello S.H.I.E.L.D.

Potevamo stare senza questo dolce faccino?
La risposta giusta non è "no".

Quando un personaggio muore, specialmente sacrificandosi per il bene comune, dovrebbe avere la decenza di restare morto, anziché tornare convenientemente in vita alla fine del film. O nella serie TV spin-off, che tanto lo sappiamo tutti che ti hanno semplicemente clonato.
Sto ancora guardando te, Phil, che tanto nessuno crede alla storia di Haiti.

Se poi è un personaggio insignificante, il cui unico gesto narrativamente rilevante è stato morire da babbeo contro il cattivo di turno, non vedo perché sia necessario disturbare il becchino per la riesumazione.

Abbiamo però detto che serve una valida ragione.
Non me ne viene in mente nessuna, ma mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, questa ragione deve essere "perché piace al pubblico".
Il pubblico s'attacca al... Tram.
E se un personaggio vi manca così tanto, riguardatevi gli episodi vecchi. Sempre meglio che violentare qualcosa che non ha più nulla da dire.

Un personaggio che si rispetti, certe cose le piglia da uomo.


lunedì 7 ottobre 2013

Carri e buoi.


Si chiama Bue e trascina un carro, che si chiama Carro. Il guidatore, come avrete già immaginato, si chiama Guidatore e ospita sul proprio Carro numerosi passeggeri ricchi, in viaggio per combinare affari e diventare ancora più ricchi.
Guidatore ha un sistema intelligente, per gestire Bue: gli racconta che è lui a decidere dove si va. E Bue, tutto contento, tira il Carro, pieno di ricchi con i loro ori.
Bue è un gran lavoratore, volenteroso, resistente. E' contento, perché, a fine giornata, Guidatore gli dà una generosa quantità di biada e lo tiene al coperto.
Poi, però, inizia a piovere.
E i ricchi si lamentano con Guidatore: deve trovare loro un riparo. E Guidatore, con i soldi della biada, compra un po' di legno dal falegname e si fa costruire una tettoia per riparare i ricchi.
Bue, sotto all'acqua, sopporta, perché crede che, alla fine delle sue fatiche, avrà la sua biada.

L'acqua continua a cadere e la strada si riempie di fango viscido e molle, in cui Bue affonda fino alle ginocchia. Il Carro si impantana e non riesce ad andare avanti. Guidatore chiede ai ricchi di scendere e spingere, per aiutare il carro a ripartire: sono uomini forti, con il loro aiuto sarà facile riprendere la strada.
Ma i ricchi non si vogliono bagnare e dicono a Guidatore: "I nostri vestiti sono troppo belli per poterli sporcare tutti in questo fango. Il tuo bue può tirare più di così. La frusta ce l'hai, no? Usala!"
E così, Guidatore frusta Bue, che tira e tira, mentre la frusta schiocca e sferza. Quando sulla schiena di Bue cominciano a comparire le prime striature di sangue, Carro esce dal pantano e si può finalmente riprendere la strada.

Ma la pioggia continua a cadere: avevano detto che si sarebbe fermata presto, ma invece quella continua, fredda e fitta, in goccioloni grossi e pesanti. Bue vede una taverna con una stalla bella calda e tira in quella direzione: è stanco, dopo tutto quel tirare, e vuole fermarsi.
Ma i ricchi hanno affari urgenti che li attendono in città e non possono fermarsi qui. Dicono a Guidatore: "Che fai, lasci decidere al tuo bue? La frusta ce l'hai, usala!"
E Guidatore frusta Bue, che è così costretto a riprendere la strada, sotto la pioggia, che cade indifferente.

Cammina, cammina, finché non si arriva al fiume in piena: il ponte non ha retto, è crollato.
Guidatore si volta verso i ricchi: "C'è un altro ponte più a valle, perderemo un po' di tempo, ma potremo attraversare il fiume senza bagnarci troppo."
Ma loro non ne vogliono sapere: "L'acqua non è così alta, fai bagnare un po' quel tuo bue e, se lui non vuole, dagli di frusta, che se no, che cosa ce l'hai a fare?"
E così, Guidatore frusta di nuovo Bue, che si lamenta: ormai ha la schiena insanguinata. Ma continua a tirare il carro, perché è il suo lavoro.

Giunto a metà del fiume, Bue non riesce più a tirare: il carro è pesante e la corrente forte.
Guidatore si rivolge allora ai ricchi: "Pesiamo troppo, il mio povero bue è stremato. Non ce la fa più, poverino! Dovrete lasciare qui una parte dei vostri ori, così che il carico sia più leggero."
Ma i ricchi ridono di gusto: "Sei ammattito? I nostri ori ci servono anche per pagare te. Frusta quel tuo bue pelandrone, fagli sentire chi è che comanda."
E ancora la frusta sferza e schiocca e Bue piange e tira, la schiena a pezzi. Trema per lo sforzo, con l'acqua alla gola, che gli entra in bocca e nel naso, ma tira e piange, Bue, con la schiena forte, finché il carro non raggiunge l'altra sponda.

Cammina e cammina, ecco la città: ci sono tetti e fuochi caldi
Il viaggio è finito.
Ma ecco che, messo il piede sull'acciottolato della piazza, il povero cuore di Bue cede, infine, dopo tanto patire. La brava bestia si accascia al suolo, con un ultimo sospiro.
"Il mio bue è morto" dice Guidatore, carico di tardivo rimorso.
"E che ci importa?", dicono i ricchi: "Noi, a destinazione, ci siamo arrivati, faremo affari e diventeremo ancora più ricchi!"

La morale è che possono dirti che sei tu a decidere da che parte andare, possono assicurarti che hai voce in capitolo, ma, alla fine della giornata, tu sei il Bue e loro hanno la frusta.


Tira, tira! Che siamo noi a decidere!
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