sabato 24 maggio 2014

Il Buono, il Brutto, Il Cattivo

Uno dei miei film preferiti, il mio western preferito, questo film è parte di quel filone che definisco epica moderna.
Se doveste chiedermi in quale personaggio io mi identifichi maggiormente, non avrei dubbi, vi risponderei in un attimo, senza esitazione.

 The Good?

The Bad?

No. The Ugly.
 
Esatto, lui. Tuco.
Anzi, Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez ("Detto il porco").
Non è coraggioso.
Non è intelligente.
Non è una brava persona (ma è l'unico onesto).
Dei tre, non è nemmeno quello dotato di particolare talento.
Tuco è una persona che si arrangia, uno a cui la vita ha dato solo sberle in faccia. E' uno che la sua strada se l'è dovuta cercare da solo, contro tutto e tutti. La sorte, persino quando lo aiuta, lo getta sempre in qualche guaio, è quello che ne esce peggio da quasi ogni situazione e dei tre è l'unico, alla fine, a essersi realmente sudato quegli stramaledetti dollari.
E' lui quello che viene torturato per ottenere il nome del cimitero, è lui quello che deve fuggire dalla prigionia contando sulle proprie forze, è lui quello che cerca e trova la tomba, è lui quello che scava.
Tuco si può riassumere così: è quello con la pistola scarica e, purtroppo, il mondo è diviso in due: chi ha la pistola carica e chi scava.

In definitiva, Tuco è il mio preferito, perché è uno che le cose se le deve guadagnare, uno cui nessuno regala nulla, è uno di noi.
E' il Brutto.

E questa è una delle scene più belle della storia del cinema.

mercoledì 21 maggio 2014

Harry Potter e il Calice di Fuoco

Vi avevo promesso qui che sarei tornato a parlare dell'argomento Harry Potter e il Calice di Fuoco qualora avessi trovato un modo di farlo che non ricadesse sotto l'etichetta di "ennesimo rant insensato su un blog".

Questa scena capita talmente tante volte nella serie, che potrebbero benissimo copincollarla da una volta all'altra, anziché continuare a girarne una diversa ogni volta.
 
Ecco, i tipi di Cinema Sins lo hanno fatto al posto mio e, siccome quasi tutto quello che dicono riguardo al film si applica magnificamente al libro, oltre a combaciare perfettamente con quello che avrei voluto dire nell'ipotetico post a riguardo, godetevi il filmato:

martedì 6 maggio 2014

Robocop - 2014

Normalmente, i remake non mi piacciono, soprattutto dato che la Hollywood odierna sembra incapace di proporre qualcosa che non sia un remake, un reboot, sequel, prequel o tratto dai fumetti.
E sarò onesto: la mia reazione, quando ho sentito per la prima volta del remake di Robocop, non è stata positiva.
Robocop aveva un suo posto ben preciso e definito nel vicino futuro così come era concepito negli anni '80. Come poteva dirci qualcosa sulla società del nuovo millennio?

Mi sbagliavo. Questo remake è perfettamente calato nella nostra epoca e non si perde a scimmiottare il predecessore, pur mantenendone alcuni stilemi, aggiornati (principalmente la trasmissione televisiva).

Il nuovo Robocop.
Nel bene e nel male, questo è un look appropriato ai nostri tempi.
Non starò a fare la filippica sulla difesa nostalgica del vecchio costume, perché non avrebbe senso.

Intendiamoci: il nuovo Robocop non è privo di difetti. Registicamente è piuttosto scarso e la storia procede sul binario della banalità prevedibile, per fare capolinea nella stazione del finale buonista a tutti i costi, che rovina definitivamente quel poco di sensazione di orrore che abbiamo provato nel vedere l'agente Murphy tenuto in vita sotto forma una testa montata sui propri cuore e polmoni (scena dove, peraltro, la regia insipida risalta violentemente, minimizzando e sprecando l'effetto orrorifico). E' inoltre assente (ed è un particolare non secondario) il senso di mancanza di legge e di impotenza della polizia.
Nel film di Verhoven, gli agenti morivano quotidianamente sulle strade, mentre i criminali scorrazzavano impunemente per la città.
Nel remake, queste motivazioni sono accennate, ma mai viste.

Un particolare parallelismo tra il vecchio e il nuovo film è opportuno sottolinearlo, però: nella pellicola di Verhoven, avevamo la quarta direttiva che impediva a Robocop di danneggiare o in qualunque modo agire contro un esecutivo OCP. Nel remake, abbiamo un dispositivo che emette un segnale, sostanzialmente conferendo gli stessi benefici a colui che lo indossa.
La soluzione adottata nell'87 era geniale, quanto semplice: nel momento cruciale, quando Robocop affronta il cattivo, senza però poterlo ferire, ed è pertanto inerme di fronte a lui, il presidente della OCP esclama "Sei licenziato!", istantaneamente rimuovendo l'ostacolo e permettendo al nostro  di trionfare.
Nel remake, la soluzione è molto meno elegante ed estremamente stucchevole: Robocop riesce a sparare al cattivo grazie alla forza dell'amore verso il figlio.


Se ci fermassimo qui, il Robocop di quest'anno si rivelerebbe l'ennesimo sottoprodotto hollywoodiano da dimenticare al più presto.
Ma, secondo me, questo film mediocre ha un particolare che, ai miei occhi, lo ha salvato, almeno in parte: la società, infatti, è presentata nel suo aspetto peggiore. Alla base della storia c'è il profitto che la OCP intende trarre dalla commercializzazione dei robot sul mercato USA.
Le menzogne hanno il volto di Samuel L. Jackson, presentatore e commentatore TV il cui compito è di agiografare ed esaltare l'efficacia dei robot in qualità di tutori dell'ordine.

Ma questa è solo la prima parte.
C'è anche la parte in cui l'Uomo diventa prodotto di consumo da commercializzare spietatamente, svestendolo di tutta la sua umanità nel processo (e qui è quando vediamo che del corpo di Alex Murphy sopravvivono soltanto testa, polmoni e mano destra: il resto è la macchina prodotta dalla OCP).
Il successo della commercializzazione richiede ulteriori passi, atti atroci che privano Murphy del libero arbitrio. Queste decisioni vengono prese senza un secondo di esitazione dall'eccellente Michael Keaton, nelle vesti dello spregiudicato direttore OCP e dal suo staff.
Tutto quanto viene pensato in termini di marketing e di soluzioni di merchandising, in quello che è uno specchio svilente, ma estremamente realistico, della realtà attuale. Ovvio, non si può commerciare sul corpo mutilato di un essere umano, ma, facendo l'assurda ipotesi che si possa, sarebbe esattamente così.
E la conclusione di Samuel L. Jackson, che difende l'operato disumano della OCP, chiudendo con la frase "perché l'America è il Paese più grande del mondo!" è il chiodo finale piantato sulla bara che è questo giudizio spietato, eppure tragicamente veritiero, della nostra società, una società che, in nome del profitto, non esita di fronte a nulla, nemmeno agli atti più atroci.

domenica 4 maggio 2014

May the 4th Be With You!

Oggi è lo Star Wars day.
Circa trent'anni fa, scoprivo quella Galassia lontana lontana.
Tra prequel, sequel, parodie, spinoff, videogiochi e universo espanso, non stiamo parlando più di tre semplici film, ma, nel bene e nel male, di uno dei più grandi movimenti culturali (e operazioni di merchandising) della nostra epoca.

Scaldate i motori subluce, angolate i deflettori e controllate di avere il blaster carico.
L'avventura non finisce mai.

Che la Forza sia con voi.
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