giovedì 30 luglio 2015

Vendiamo Aria Fritta



Morale della storia: non si butta via nulla.

Never ever ever ever ever ever.

lunedì 20 luglio 2015

Viaggi nel Tempo, Paradossi and Other Wibbly-Wobbly Stuff.

Tra le mie tipologie di storie preferite ci sono quelle sui viaggi nel tempo, non tanto quelle in cui semplicemente si va nel passato e finisce lì.
Intendo dire proprio quelle storie in cui il rapporto di causa-effetto viene messo in discussione, in cui un avvenimento del finale influenza l'inizio della storia, piuttosto che fare il contrario.

Meglio ancora se l'avvenimento nel finale scatena la storia nella parte iniziale, che poi a sua volta influenza quella finale...
Vi gira la testa? Bene! E' proprio per questo che esistono le storie dei viaggi nel tempo.

Mi piacciono, dicevo, perché per funzionare ed essere buone storie devono seguire necessariamente una logica feroce e inflessibile. Accettato il paradosso per cui il passato diventi futuro e per cui ciò che accade dopo può influenza quello che è già avvenuto (perché, di fatto, le posizioni temporali sono invertite e il momento dell'azione è il passato stesso), tutto quello che ne consegue deve funzionare come un orologio svizzero. Per questo, oltre che piacermi in quanto lettore, mi piacciono in quanto autore: rappresentano una sfida mentale.

Recentemente, ho scritto proprio una storia di questo genere e mi sono trovato a confrontarmi, per necessità, con il dilemma della spiegazione: è inutile, se si va al di fuori dell'ordinario, una spiegazione ci vuole. Non è tanto il problema del classico spiegone ad avermi fatto riflettere, quanto più la preoccupazione per cui la spiegazione suonasse così: "Wibbly-wobbly, timey-wimey!"

Se non sapete a che cosa si riferisca questa frase, ve lo spiega lui:



A prima vista, questa spiegazione può sembrare una paraculata svogliata dell'autore.
Non è così.
Perché?
Perché il viaggio a ritroso nel tempo è impossibile e perché i paradossi da esso creati sono impossibili. Per cui, ogni spiegazione, anche la più logica e razionale, ridotta ai minimi termini, è esattamente questo: "Time is a big ball of wibbly-wobbly, timey wimey stuff."

Quindi, la spiegazione, riflettevo, diventa inutile, perché alla fine sarà sempre quella: abracadabra.
Vuol dire che possiamo rinunciare alla logica?
Assolutamente no. Mai. La logica interna di queste storie è la cosa più importante: senza, tutto l'impianto narrativo crollerebbe come un castello di carte di fronte a una turbina a reazione.
E allora, come fa il lettore a capire quello che succede?
Lo capisce perché lo vede e perché lo capisca, deve vedere.

Perché anche se l'azione, narrativamente parlando, non è altro che un mazzo di carte che, nel caso dei viaggi temporali, viene mischiato in modo da avere rapporti di causa-effetto invertiti, il lettore la sperimenta da un punto di vista lineare: fintanto che può assistere all'azione e fintanto che l'azione ha senso, il lettore non ha bisogno di spiegazioni. Succede, dunque esiste.

E' il motivo per cui tu non hai bisogno di nessuna spiegazione sul ritorno a casa di Marty McFly, che si risveglia trovando una famiglia specularmente diversa da quella che ha sempre conosciuto.
Come è possibile che lui ritorni a una situazione così diversa? Come mai non ne ha alcun ricordo? Se le foto cambiano, anche la sua memoria dovrebbe subire lo stesso cambiamento, no? Dovrebbe, in qualche modo, "aggiornarsi".
Ma, appunto, se ci addentriamo in questo genere di spiegazioni, tutte le tecnicalità logiche di questo mondo non potranno che essere "wibbly-wobbly, timey-wimey stuff."
Ed è giusto che sia così.

Buffo come, in ogni storia in cui il viaggio nel tempo sia un fattore, tutti abbiano comunque una fretta del diavolo.
Tranquillo, hai letteralmente tutto il tempo dell'Universo a disposizione.
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