sabato 31 ottobre 2015

One-Two Combo - Episode 1 - Daredevil

Prima di tutto, le regole.
Una storia. Due colpi.


Funzionerà così: sceglierò un titolo, che potrà essere qualunque cosa, romanzo, fumetto, serie Tv, film, videogioco... a patto che racconti una storia. Quindi, gli mollerò una veloce combo di due cazzotti sotto forma di commento, prendendo di mira un particolare aspetto di quel titolo. Solo due cazzotti e via. Nessun giudizio.


Come due che si incrociano per strada e uno molla all'altro due cazzotti in faccia, per poi tirare dritto. Non si odiano. Non sono amici. Si sono semplicemente incontrati.

Il primo sventurato a incrociarci sul nostro squallido marciapiede dei sobborghi è Daredevil di Drew Goddard, serie TV che trovate su Netflix. E dato che Netflix c'è anche qui in ita e che si tratta di un'offerta superba, non fate gli stronzi con i torrent e fatevi l'abbonamento, che costa due lire.


Ma passiamo all'azione.

#1 - quick jab) La sigla. Guardatevela.



Mi piace l'idea della città costruita con il sangue. Un sangue viscoso, sporco, che non ti laverai mai dalle mani. E il parallelo tra il volto della Giustizia e quello di Daredevil, anche loro plasmati da un denso velo sanguigno, sono un'immagine bella potente ed efficace. Un minuto basta per trasmetterci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare.

#2 - uppercut) Le lezioni. Quelle apprese dalle altre serie e dalle cose passate. Perché, ammettiamolo, Daredevil è la risposta (volontaria o meno) che la Marvel rivolge ad Arrow della DC e lo fa non in punta di fioretto, ma con un elegante cazzotto alla mascella. Serie cupa, realistica (realisticheggiante), in cui la città è un teatro sporco e corrotto in cui il disonesto ha il potere assoluto. Ma dire solo questo sarebbe limitativo. Senza roba come Kickass, Daredevil non avrebbe visto la luce, non in questa veste. Perché è Kickass, cinematograficamente parlando (dunque non parliamo del fumetto di Millar/Romita Jr: c'è indubbiamente la connessione, ma se seguissimo questo filo, ci imbarcheremmo in un incontro sul ring a dieci riprese, a noi interessano due semplici pugni), a dimostrare che il genere supereroistico può avere successo con il grande pubblico pur essendo declinato in un'ambientazione in cui il cattivo è un gangster vero, che uccide senza remore appena ne ha l'occasione e non aspetta chissà quale convergenza mistica per ucciderti, non ti deve dimostrare nulla, non ti spiega il piano prima di ucciderti. Ti cerca, ti bracca, tortura, mutila e uccide tutto ciò che può portarlo a te e quando ti raggiunge ti ammazza. Fine. Vuoi vivere? Non farti trovare. La sensazione di pericolo vero deriva da qui, non dalle capacità del protagonista, ma da un cattivo che si comporta da persona reale, uno che ha un sacco da perdere, né remore morali di alcun tipo a rimuovere qualunque ostacolo gli si pari davanti. Soprattutto, uno che ha il potere per farlo.

Bum-bum. Uno-due.
Per oggi è tutto.

Tiriamo dritti nella luce giallastra dei pochi lampioni traballanti che ancora cercano di illuminare questi vicoli pieni di spazzatura. Testa incassata fra le spalle, solleviamo il cappuccio e continuiamo per il nostro cammino, le nocche a mala pena arrossate da questo primo incontro fortuito.
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