lunedì 21 dicembre 2015

NO SPOILER - Star Wars Episode VII - The Force Awakens


Sala del cinema.
Si spengono le luci, squilla la fanfara e sono di nuovo nella Galassia.
"Chewie, we're home."
Per chi è cresciuto con Guerre Stellari, è inevitabile tirare un sospiro di sollievo ritrovando i familiari corridoi del Falcon. Siamo a casa, assieme ai nostri eroi.



Chewie, we're home.

Non ho ancora letto recensioni. Non voglio farmi influenzare dal parere di altri prima di aver scritto il mio, cosa per la quale mi sono preso un paio di giorni di riflessione.
Non sarà facile parlare di questo film.
Mi è piaciuto? Sì, su questo nessun dubbio, e non solo come fan. Però ha i suoi difetti, alcuni non da poco.
Cercherò quindi di procedere con ordine e dissezionare per bene almeno il grosso di quanto ho in mente.

Andrò per punti.

#1 - il feeling è quello giusto.

Ci sentiamo davvero tornati nella Galassia che ci ha appassionati quando eravamo piccoli. E non era scontato che fosse così. Abrams si è ritrovato fra le mani un bel pugno di castagne bollenti, che non era affatto facile da gestire.
Ma la domanda è: è riuscito a servirci un piatto gustoso, senza scottarsi?

Secondo me, sì.
Mi sono sentito più "a casa" con il film di Abrams, che con i tre film della trilogia prequel.
Compaiono volti e luogi noti anche nei tre capitoli più recenti, ma Lucas, con la sua regia fredda e i dialoghi insipidi, non è mai riuscito a farci provare gli stessi sentimenti di quei tre secondi in cui Han Solo entra nella cabina di pilotaggio del Falcon.

Quest'immagine mi riporta indietro di 30 anni.

#2 - la trama è poco organica.

Qui, il giocattolone scricchiola, con una storia che viene tirata in troppe direzioni differenti.
Cercherò di spiegarmi.
In una buona storia, deve esistere uno scopo chiaro, che ci trascina dall'inizio alla fine. Chiamiamolo il "motore" della storia. Per esempio: la Morte Nera deve essere distrutta. Indiana Jones deve impedire che l'Arca finisca nelle mani dei nazisti. Jake ed Elwood devono completare la loro missione per conto di Dio. John Matrix deve salvare sua figlia. James Bond deve sventare il piano del Dottor No. John McClane deve salvare la moglie dai rapinatori del grattacielo Nakatomi. Mr Incredibile deve scegliere fra la propria vanità e la propria famiglia. Marlin deve ritrovare suo figlio Nemo.
Potremmo andare avanti per ore, ma direi che il concetto sia chiaro: ogni buona storia ha un singolo "motore", che innesca la domanda "ce la farà il nostro eroe?", la quale poi ci spinge ad appassionarci alle vicende narrate. Questo motore ha però bisogno di essere chiaro sin da subito e, soprattutto, deve essere uno e unico, così da permetterci di focalizzare su di esso tutta la nostra attenzione e le nostre aspettative.
E questo, ne Il Risveglio della Forza, manca.
La vicenda parte dichiarando che è necessario trovare Luke Skywalker, scomparso da tempo.
Ma non ci viene mai chiaramente spiegato il perché. Non abbiamo una motivazione forte.
Quindi, il motore primario parte "a mezza velocità": mentre (tanto per restare in famiglia) era chiaro che la Morte Nera dovesse essere distrutta perché altrimenti l'Impero avrebbe avuto il potere assoluto di distruggere qualunque pianeta, qui non ci viene mai data nessuna ragione concreta per cui il ritrovamento di Luke sia vitale alla causa dei nostri eroi.
Per di più, la nostra attenzione viene sviata da altri quesiti: c'è un Nuovo Ordine malvagio che tenta di prendere il potere. Gli eroi devono abbatterlo? C'è un nuovo cattivo in gioco. I nostri eroi devono ucciderlo? Salvarlo dal Lato Oscuro? C'è una nuova Morte Nera. I nostri eroi devono distruggerla?

Ad alcune di queste domande si trova risposta. Ma nessuna viene posta con forza tale da permetterci di investire le nostre speranze in essa, fondamentalmente perché ciascuna toglie spazio alle altre.
Manca, in conclusione, una motivazione forte che ci spinga a voler veder trionfare i protagonisti. Al di l di "devono vincere perché sono i buoni", non abbiamo molto.

#3 - un buon lavoro sui personaggi, ma con troppa carne al fuoco.

Credo che uno dei compiti più difficili fosse far sì che i nuovi personaggi fossero all'altezza dei vecchi, non in quanto icone (per quello ci vorranno anni), ma capaci di catturare il pubblico in maniera simile. E qui JJ Abrams riesce nel compito, anche se solo in parte, principalmente perché si è ritrovato troppa roba tra le mani.
Si dovevano fare i conti con alcuni ritorni importanti, inevitabili. E un personaggio come Han Solo prende tanto spazio in scena. Inevitabile che lo rubi alle controparti più giovani.
Però c'erano anche i personaggi nuovi: Rey, Finn, Poe Dameron, BB-8, Kylo Ren, il Leader Supremo Noke.
Tra questi, solo Rey e Finn, i due protagonisti, sviluppano un arco personale completo e coerente, che ci porta a credere nell'instaurarsi di un rapporto di stima reciproca e di amicizia.
Gli altri devono fare i conti con il poco spazio che resta loro.

BB-8 risulta essere solo la macchietta comico-tenera. Non ha spazio, né modo, di aiutare effettivamente gli eroi a sopravvivere al loro viaggio (ricordate come C1-P8 bloccasse lo schiacciatore di rifiuti prima che Han, Luke e Leia fossero ridotti a sottilette spaziali?). Ed è un peccato, perché quando annunciarono la sua presenza nel film credevo che l'avrei odiato quasi quanto Jar-Jar, invece è una spalla comica perfetta. Peccato che sia solo questo.

Poe Dameron subisce una sorte forse peggiore. Quella del personaggio dimenticato. Diventa difficile credere all'abbraccio fraterno fra lui e Finn, quando non si sono visti che per pochi minuti all'inizio, condividendo solo un breve viaggio all'interno di un caccia stellare. Che cosa hanno condiviso di così importante da farli diventare fratelli d'arme?
Han e Luke all'inizio non si sono simpatici, anzi: c'è aperta antipatia fra loro. Luke non si fida e Han lo giudica un ragazzino incapace. Le avventure che condividono, però, li legano fraternamente e il loro abbraccio alla fine del film è credibile, perché abbiamo vissuto assieme a loro i pericoli che hanno eliminato le barriere fra loro.

I Leader Supremo del Nuovo Ordine, il novello Imperatore della nostra storia, avrebbe forse beneficiato maggiormente a rimanere nell'ombra, dando nel contempo più spazio ad altre figure più importanti per la storia in atto.

#4 - la casualità di comodo interviene forse troppo spesso.

Questo è una cifra stilistica in cui Abrams ha il vizio di incappare un po' troppo spesso. Pensiamo al suo Star Trek (il primo): verso la metà, Kirk viene abbandonato su un pianeta. Per lui dovrebbe essere la fine dell'avventura: non c'è modo di fuggire. Ma qui, guardacaso, trova lo Spock proveniente dal futuro, che gli può chiarire tutti i misteri accumulatisi fino a quel punto. Sempre per caso, qui  si trova anche l'ingegnere Scotty (mai visto o menzionato prima nel film) che, sempre guardacaso, è l'unica persona in tutto l'Universo a poterlo teletrasportare sulla nave dalla quale è stato cacciato mentre sta viaggiando a velocità warp. Tutta una serie di soluzioni comode volte a mandare avanti la trama nella direzione voluta. In questi momenti, la mano dell'autore è troppo visibile e la credibilità del film ne risente: come si può chiedere allo spettatore di temere per il protagonista, quando, nel momento di massima difficoltà, le cose si risolvono per caso a suo vantaggio, senza che lui debba far nulla?
E, purtroppo, anche Episodio VII risente di questo effetto, in diverse occasioni. Nulla di grave quanto Star Trek, ma abbastanza da far notare le forzature. Troppe le cose che si trovano "per caso" sulla strada dei nostri eroi, comparendo dal nulla per risolvere la situazione in cui si trovano o puntarli sulla strada giusta.
E questo è un gran peccato perché, con la mano di Kasdan nella sceneggiatura, credo si avesse il diritto di pretendere un po' di più.

#5 - ci sono guizzi di regia veramente spettacolari, degni della Hollywood migliore.

Fermiamoci un momento a considerare chi sia JJ Abrams. Questo tipo ha tirato fuori Cloverfield, che è un piccolo gioiello di sequenzialità narrativa (all'epoca in cui uscì al cinema, fui incapace di apprezzarlo pienamente).
Però è anche la mano dietro a due Star Trek decisamente banali, sia dal punto di vista narrativo che visivo. Il suo abuso del lens flare (un trucco con cui si ricrea artificialmente un tipo di ripresa "sbagliato" che avviene quando la telecamera punta direttamente contro una sorgente di luce, creando un bagliore che nasconde parzialmente l'immagine) è stato così plateale da diventare un meme internettiano.
Sarò onesto: non mi aspettavo alcunché di notevole. Meno che mai nel reparto luci.
Eppure c'è un momento che mi ha smentito (e qui proverò a spiegarmi senza però fare spoiler, perché sto parlando della scena madre del film): abbiamo un personaggio dilaniato dal conflitto fra il Bene e il Male presenti in lui. Per Star Wars, un tema classico. Il modo in cui questo scontro di emozioni viene mostrato su schermo mi ha colpito, nella sua semplice efficacia: da un lato, la luce che l'ambiente proietta sul viso del personaggio è rossa, sanguigna. Dall'altro, una luce azzurra, gentile (e sappiamo che la contrapposizione di questi due colori è particolarmente emblematica per Star Wars). Il volto è diviso a metà: il Bene e il Male sono in equilibrio. E quando, nel momento decisivo, una delle due si affievolisce, sappiamo con un attimo di anticipo ciò che sta per succedere.
Fra i migliori dell'intero film, questo momento rende piena giustizia all'immensità dell'azione.
Non vi dico altro. Se non l'avete ancora visto, capirete nel momento giusto.

Tirando le somme, il film mi è piaciuto davvero molto. Ci sono tutti gli ingredienti delle Guerre Stellari vere, quelle che ricordiamo sin da piccoli, ma ammodernate, spesso in senso positivo. Episodio VII è per tanti versi un remake, tutto sommato ben riuscito.
Rivaleggia con i tre film vecchi? No, secondo me. Del resto, non mi aspettavo che lo facesse: la vecchia trilogia è nel mio, nel nostro cuore da tanto tempo. Ben difficile sostituirla ora.
Credo però che sia un film capace di conquistare le nuove generazioni di piccoli starwarsiani e che sia un degno testimone a cui passare la torcia (laser, ovviamente).

E' la nostra Galassia.
E' il nostro parco giochi.
E' la nostra casa.

Sono rimasto molto colpito dal lavoro di Abrams, che ha mostrato un rispetto enorme per l'ambientazione, molto più di quanto non si possa dire dello stesso George Lucas.
Il Risveglio della Forza non è un film perfetto. Avrebbe potuto essere solo un giocattolone con le luci. Avrebbe potuto essere un nostalgia trip fine a sé stesso. Avrebbe potuto essere solo un altro capezzolo da cui mungere la vacca piena d'oro che è questo immenso franchise.
E invece, grazie anche alla passione con cui è stato realizzato, è una porta nella fantasia, che ci riconduce in quella Galassia lontana lontana, dove la Forza è un campo di energia mistica che circonda e unisce tutte le cose viventi, dove le astronavi volano nell'iperspazio e le battaglie vengono combattute a colpi di spade laser.
E' la nostra Galassia.
E' il nostro parco giochi.
E' la nostra casa.
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