martedì 30 maggio 2017

Patria? No, grazie.

Odio il patriottismo, per molti motivi differenti.
Il primo è che "patria" è un'altra parola per dividerci in "noi" e "loro". Loro chi? Gli stranieri? E chi ha interesse a dividerci così? Per esempio, chi ha bisogno di un motivo per mandarci a combattere contro quei "loro" o anche, banalmente, di chi ha convenienza a mantenere una concorrenza tra lavoratori, per abbassare i costi di produzione, sfruttando la manovalanza nelle maniere più bieche.
Un altro motivo è che il discorso della patria è spesso e volentieri ripreso da ideologie che predicano l'odio, che è poi un altro modo per isolarci in questo concetto ammuffito e detestabile secondo cui la coordinata geografica in cui siamo nati debba costituire un'identità che ci renda in qualche modo superiori agli altri. Il suolo natio, l'amor patrio, sono tutte varianti dell'antichissimo "dulce et decorum", cioè un altro modo per mandarti a morire per interessi non tuoi.
E odio il patriottismo, perché è concetto ormai ingranato nel sistema dell'esaltazione della guerra.
Prendiamo per esempio gli Stati Uniti, in cui l'ideale patriottico è diffuso capillarmente, al punto da costituire un motivo d'orgoglio nazionale. Che cos'è il patriottismo, per un Americano?
Onora i veterani.
Difendi la bandiera.
Commemora i caduti.

Uno dei più forti simboli del patriottismo americano e del patriottismo in genere.
Soldati che innalzano la bandiera nazionale sulle macerie della guerra.

Poi, nella vita di tutti i giorni, ognuno per sé: si esalta il concetto di self-made man, al punto da ritenere aberrante pagare tasse che consentano l'esistenza di uno stato sociale equo per tutti.
Questa è la patria, per una nazione che da sedici anni a questa parte è sempre stata impegnata in più guerre, in giro per il globo: la patria non è rappresentanza dell'unità di un popolo, bensì della sua forza e del suo orgoglio militare. Se ringrazi un veterano incontrato al Wal-Mart per il suo servizio e per l'eroismo con cui ha perso le gambe, allora sei un patriota.
Da lì a dire che sei un patriota se imbracci un AR-15 per andare a pattugliare i confini con il Messico, calpestando le riserve di cibo e acqua nascoste a uso dei clandestini che hanno appena attraversato il deserto, il passo è dannatamente breve.

Tornando a casa nostra, chi è che fa discorsi roboanti sulla patria? Fascisti, leghisti e altri ignoranti che berciano contro le ONG che aiutano i rifugiati.
Se "patria" deve diventare sinonimo con gretta cattiveria meschina, allora io dico "no, grazie".
free counters