mercoledì 7 giugno 2017

Donne di Carta - Éowyn e Galadriel - Seconda Parte

La prima parte la trovate qui.
Per quelli che TL;DR, trovate un riassunto qui.

La scorsa volta abbiamo lasciato in sospeso il secondo personaggio di questo episodio in due parti: Galadriel. Ho voluto associare questi due personaggi perché rappresentano due differenti stadi nel percorso della presa di potere. Abbiamo visto Éowyn partire da una posizione di sudditanza, per conquistarsi con le proprie forza la propria indipendenza e libertà di scelta.
Galadriel, come vedremo, è tutt'altra storia, ma andiamo con ordine e affrontiamo i pareri dei nostri tre lettori, a cominciare, come sempre, dal più superficiale.

Lòrien e Galadriel, rappresentati nell'immagine di Angus McBride
per uno dei moduli di gioco del GiRSA.

Per lui, ci sono due opzioni: saltare l'intero capitolo ambientato nella foresta di Lòrien, perché è noioso (ci sono gli elfi, cantano un sacco, parlano tantissimo, non si combatte), oppure rileggerlo più colte in adorazione (ci sono gli elfi!). Dipende solo dalla sua presa di posizione riguardo il più annoso e spinoso fra i dibattiti fantasy: sono più fighi i nani o gli elfi? I primi disprezzano la figura dell'elfo in quanto gracile, debole e dedita adf attività poco maschili quali il canto e la danza, i secondi li adorano perché sono fighi e immortali.
Entrambi mancano il punto espresso da Tolkien, i cui elfi esprimono l'ideale perduto di un mondo perfetto che il peccato originale ha gettato nel caos. Gli elfi rappresentano la memoria di un passato migliore, il che implica che, nella visione di Tolkien, notoriamente considerato ottimista, la speranza migliore per il futuro è un decadimento più lento, al posto di un turbinante vortice di caos rappresentato dalla guerra. Certo, se tutto ciò che si sa di Tolkien lo si è appreso dai film, Galadriel non può che risultare un personaggio piantato lì, senza senso, atto solo a pronunciare frasi a caso, slegate da qualunque filo logico e in netto contrasto con lo stile dei dialoghi di tutto il resto del film. Però figata, ci sono gli elfi!

Figata! Gli elfi!
Immagine tratta dal film "La Compagnia dell'Anello" (2001)

Poi, c'è il lettore più attento, che nota subito il cliché rappresentato dagli elfi tolkeniani, dimenticando che è il cliché a essere nato da Tolkien e in seguito spesso travisato, trasformando gli elfi in macchiette. Niente da fare, per questo lettore, l'esistenza stessa della figura di Galadriel e di Lòrien è un peccato mortale contro la buona narrativa, quella che deve essere a tutti i costi originale. Per questo lettore, Galadriel non è una figura degna di nota: ha scarsa rilevanza nella vicenda, figura idealizzata e assurdamente perfetta, fino all'eccesso. Nella mentalità di questo lettore, Galadriel è una fantasia erotica dell'autore (sì, dicono anche questo), trascurando qualunque altro aspetto del personaggio.

La rappresentazione di Galadriel nel film di Bakshi (1978) potrebbe essere quella del secondo lettore.

Vediamo di andare un po' più a fondo di così, assieme al nostro terzo lettore.
In primo luogo, capiamo chi è Galadriel: è la regina degli elfi di Lòrien, consorte di Celeborn, il loro re. Fin qui, potremmo non notare nulla di particolare, ma, appena guardiamo i dialoghi, le cose cambiano: Celeborn, il re, parla poco e, quando Galadriel non è d'accordo con lui, è il pensiero di lei ad aver maggior peso. In altre parole, è Galadriel, la regina, a detenere la vera autorità, non il re.
Chi dei due è custode di uno dei tre anelli degli elfi? Galadriel. Lei ha il potere, non suo marito. La donna, non l'uomo.
Quando i membri della Compagnia si allontanano da Lòrien, chi offre loro doni che siano d'aiuto durante il viaggio? Galadriel. Certo, lo fa a nome anche di Celeborn, ma è lei a offrirli e a parlare per tutto il tempo. Vi è, in genere, ben poco affetto, benché mai alcuna ostilità, nelle parole che si due si scambiano: sempre formali e atone, il che ci sorprende poco, nel momento in cui, leggendo le appendici, scopriamo che hanno perso la loro unica figlia, uno di quegli eventi che, talvolta, separano due sposi. Questa loro separazione si concretizzerà nel momento in cui lei partirà verso il Paradiso, mentre Celeborn resterà nel mondo mortale. Da notare che Gandalf, verso il quale lei mostra emozioni più forti che verso il marito, parte con lei nello stesso viaggio. Questa è una donna che ha il potere di scegliere per conto proprio, senza essere sottomessa al giudizio di nessuno.

La superiore autorità di Galadriel si palesa inoltre nell'atto di investire Gandalf del colore bianco, superiore al grigio portato in precedenza: è lei, già inascoltata in precedenza sulla medesima questione, a decidere in merito. Dall'aver ignorato il suo desiderio di mettere Gandalf a capo degli stregoni è già derivato un grave danno, poiché Saruman, scelto al suo posto, si rivela un traditore nella lotta contro il Male. Lei, quindi, possiede autorità, saggezza, il pieno controllo di sé e del potere che esercita. Nel rifiutarne il consiglio, gli uomini commettono un errore che rischia di essere fatale.

Per quanto riguarda al ruolo di Galadriel nella vicenda, non è certo secondario come si potrebbe pensare. Pensiamo ai suoi doni: Frodo riceve una fiala che contiene parte della luce più pura esistente al mondo. Il potere di quella purezza conferirà forza a lui e Sam nelle fasi finali della loro missione e allontanerà numerose minacce che altrimenti avrebbero sopraffatto entrambi: le creature dell'Oscurità temono quella luce e ne sono indebolite. I mantelli donati ai membri della Compagnia li nascondono da numerosi pericoli: Merry e Pipino si salvano grazie a essi, Frodo e Sam sfuggono alla vista dei servi di Sauron, inclusi i temuti Nazgul. Infine, il dono da lei fatto a Sam contribuisce a sancire la rinascita della Contea e dei suoi valori rustici, cui Tolkien teneva tanto
Sempre lei permette a Sam di sbirciare nel futuro, cosa che gli darà in seguito la forza di fare ciò che è giusto, salvando Frodo, la missione e, per estensione, il mondo intero. Senza di lei, l'Anello non verrebbe distrutto e, anche in caso contrario, la Contea sarebbe destinata alla distruzione perenne.
In un mondo gettato nel Caos, Galadriel è una delle più grandi forze dell'ordine in gioco.

Abbiamo quindi un personaggio che non si deve conquistare una posizione di rilievo, ma che già la possiede per propria natura. A questo proposito, torniamo a quanto detto in precedenza: che cosa rappresentano gli elfi? L'ideale di un mondo perfetto.
E, nell'ideale di questo mondo perfetto, la donna ha già tanto potere quanto qualunque uomo, è un'autorità da ascoltare e una forza con cui fare i conti.
Ricordiamo, come argomento conclusivo, che lei rifiuta l'Anello, benché le sia offerto: solo altri due personaggi riescono a fare altrettanto, vale a dire Gandalf e Aragorn, espressioni dei massimi valori di nobiltà. Faramir non conta, perché lui non subisce la tentazione e rifiuta anche solo di vedere l'oggetto del desiderio.
Altri uomini, di pur provata fibra e levatura morale, cedono con grande facilità.

Galadriel, immaginata da Angus McBride.


Tra le cose di cui Tolkien è stato ingiustamente accusato, quella di maschilismo non è nemmeno la peggiore. Ma questa è un'altra storia.

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